giovedì 26 marzo 2015

THE GUDU'S BHUTANESE EXPERIENCE PART 2 - THIMPU

In ogni viaggio c'è quel momento in cui scatta quel "qualcosa" che mi fa entrare "dentro" al viaggio.
Prima di allora sono ancora vivi i filtri della vita quotidiana, i modi di pensare che mi porto dietro, i preconcetti, le visioni delle cose.
Prima di allora non sono in grado di carpire le atmosfere, le energie e l'essenza del posto in cui sono.
Prima di allora vedo tutto come dietro al vetro di uno di quei pullman che portano i turisti in giro per le città.
Poi arriva quel momento: il momento in cui mi trasformo nel "Leo viaggiatore" e vivo al 100% ogni singola particella (nel senso più ampio del termine) del viaggio e del luogo.

Con il Bhutan dovrebbe essere semplice raggiungere questo stato: tutto in Bhutan è permeato di... di Bhutan.
Ogni singolo edificio costruito con la tipica architettura ed ornato da fantastiche finiture fatte a mano ed emana un'aura particolare; ogni singolo essere umano (che sia vestito in abiti tradizionali oppure no) si muove, parla, lavora, agisce come se fosse in uno stato di costante preghiera interiore; il vento sembra trasportare preghiere ancestrali e tutto sembra essere permeato di un'aura di silenziosa serenità.
Così è, ma non è facile percepire queste cose per un occidentale... il "favoloso" era li davanti a me, ma non sono riuscito subito a percepirlo.

La mattina del nostro primo vero giorno in Bhutan abbiamo aperto gli occhi lentamente, ci siamo guardati intorno respirando la rilassante atmosfera "legnosa" della nostra camera e lentamente ci siamo preparati a scendere per la colazione.
Nella sala della colazione c'erano parecchie persone, tutte silenziose e con lo sguardo sereno. Presi da quell'atmosfera pacata e serena, abbiamo ammirato le bellissime finiture e le fini decorazioni della stanza del pasto con più calma.
Ogni cosa in Bhutan è curata nei minimi particolari, non con la cura maniacale ed industriale dei luoghi occidentali, ma la cura artistica artigiana... la stessa che si può trovare nelle grandi opere architettoniche presenti in tutto il mondo, solo che in Bhutan questo tipo di cura è presente ovunque, dal tempio al distributore di benzina. E' qualcosa di più sottile di una semplice ricerca estetica, qualcosa che riesco a descrivere solo con il termine "preghiera costante".
Quando siamo usciti per salire in auto con la nostra guida, mi sono trovato ad ammirare ogni singolo edificio nei dintorni dell'hotel; poi durante il tragitto verso la nostra prima meta mi sono trovato ad ammirare perfino le impalcature traballanti in bambù attaccate ad alcuni palazzi.
Questa per un'occidentale è un'overdose sensoriale perchè noi occidentali dobbiamo catalogare e "fare nostro" tutto quello che vediamo... vogliamo "fare nostro".
Questo modo di pensare mi impediva di entrare nella giusta ottica del viaggiatore in Bhutan.

La nostra prima tappa è stata il National Memorial Chorten di Thimpu.
Il cielo era plumbeo ed in giro c'era poca gente.



All'entrata del Chorten la guida e l'autista hanno cominciato a pregare mentre ci muovevamo verso la costruzione principale.
Arrivati di fronte al chorten abbiamo cominciato a girarci attorno in senso orario e la guida ha cominciato a spiegarci la cultura locale.
I Bhutanesi pregano girando in senso orario attorno alle costruzioni sacre poiché il senso orario è gradito al divino e questo movimento aiuta a purificare karma, energie e pensiero.
Si gira sempre un numero di volte dispari in quanto i numeri dispari sono più graditi alle divine sfere.
Di per sè il Chorten non mi ha colpito tanto dal punto di vista architettonico/estetico quanto per quello che accadeva intorno: persone in abiti tradizionali giravano insieme a noi pregando, alcune per pochi giri altri per tutti e 108 i giri necessari ad una purificazione giornaliera completa e poi andavano a pregare e lasciare offerte di fronte all'ingresso del Chorten.
Il Chorten non ha un equivalente nella cultura occidentale; equivale a quello che nel resto dell'oriente è chiamato Stupa... è una costruzione sacra all'interno del quale sono contenute reliquie sacre.
E' il simbolo della mente illuminata e del percorso per il suo raggiungimento. E' monumento spirituale.
Durante i nostri giri intorno al Chorten abbiamo imparato che i Bhutanesi applicano i dettami del Buddismo in ogni secondo della loro vita che diventa così Via spirituale verso il divino.
A fianco della costruzione principale, abbiamo fatto la conoscenza con le nostre prime ruote di preghiera.
Cosa sono le ruote di preghiera? Sono dei cilindri vincolati in modo da ruotare sul loro asse sul quale sono incise preghiere. La gente le fa girare (in senso orario) in modo che il vento passi sulle preghiere scolpite e le porti in giro.
Le ruote di questo tempio erano alte più di due metri e larghe più di un metro e mezzo, quindi per farle girare era più semplice afferrarne un lato e girare intorno al loro asse.

Dopo una ventina di minuti siamo risaliti in auto ed abbiamo cominciato ad inerpicarci per delle strade di montagna.
Dopo un'altra ventina di minuti ci siamo fermati di fronte ad un cancello ed abbiamo continuato a piedi.
Immenso è stato il mio stupore nel ritrovarmi ad un certo punto improvvisamente di fronte un Buddha gigantesco... così grande che all'interno del suo corpo era sito un intero tempio.



E' stato di fronte a questa incredibile costruzione che finalmente è scattato quel "qualcosa" ed io mi sono finalmente ritrovato in Bhutan.
La statua era ancora in costruzione e sarebbe diventata la più grande statua di Buddha del mondo.
Le statue di Buddha sono sempre permeate di un'aura fortissima, ma questa aveva un'energie strabiliante.
Costruita sulla cima di una montagna e circondata da altre montagne ricoperte di conifere, con gli occhi questa statua sembrava seguirmi ovunque mi posizionassi e contemporaneamente passarmi attraverso ed osservare il mondo.
Fissare negli occhi questa statua mi faceva "vibrare" tutto, non so esprimermi in modo diverso.
Le montagne attorno erano piene di bandiere di preghiera legate agli alberi, uno spettacolo eccezionale che arricchiva ulteriormente la misticità del luogo.
Non volevo più andarmene... stavo troppo bene in quel luogo... ho trovato ogni scusa possibile per fermarmi il più a lungo possibile... non potevo fare a meno di tornare a osservare lo sguardo della statua ogni pochi secondi e poi sfuggivo a quello sguardo per paura di perdermi... è stata un'esperienza quasi mistica.


Alla fine siamo dovuti tornare all'auto e mentre tornavamo verso il centro abitato, continuavo a fissare da lontano la statua che vegliava sulla città... ma perché mentre salivamo non l'avevo notata? Era lì immensa e visibile da ogni angolo della città.

La terza tappa è stata al Changan Gangkha Lhakhang, uno dei monasteri più vecchi del Bhutan ed il primo che abbiamo visitato.
In questo tempio abbiamo incontrato parecchia gente del luogo che andava a pregare.
Il monastero era molto antico e logorato dal tempo e proprio per questo molto affascinante.


Una volta dentro, abbiamo ammirato dei bellissimi dipinti e ci siamo lanciati in uno scambio culturale in cui la nostra guida ci raccontava l'epica religiosa buddista e noi raccontavamo a lui l'epica cristiana.
Divertente è stato ascoltare la Virgi che spiegava tutta la storia di Lucifero alla nostra guida.
In questa occasione abbiamo sentito parlare per la prima volta di Guru Rinpoche che, secondo la tradizione bhutanese, è la seconda grande incarnazione di Buddha.
Secondo la tradizione è stato Guru Rinpoche a portare il buddismo in Bhutan fra mille aneddoti di cui alcuni davvero bizzarri.
Non sto a raccontare nessuno di questi aneddoti perché sono facili da reperire on line, ma anticipo che la figura di Guru Rinpoche ci avrebbe accompagnato per tutto il viaggio.

La quarta tappa è stata un parco in cui abbiamo potuto vedere dal vivo il famoso Takin.
Il Takin è l'animale nazionale buthanese insieme al corvo.
Secondo la tradizione, un bel giorno Il sacro folle (un'altra figura della tradizione bhutanese) ha mangiato una capra ed una mucca e poi ha vomitato il takin.

In effetti la tradizione descrive bene questo curioso e sgraziato animale visibile oramai solo più in parchi protetti.


Con l'occasione abbiamo fatto una piacevole passeggiata in mezzo alla natura disquisendo sulla cultura bhutanese.

Al termine della passeggiata siamo andati a pranzare in un ristorante locale.
I piatti Bhutanesi sono suppergiù sempre gli stessi che ho già descritto.
La novità è stata l'introduzione della presenza del the all'interno delle nostre giornate.
In Buthan il the è onnipresente.

Quando si arriva in un locale, ad un incontro o in una abitazione, si beve il the tutti insieme.
Il the in Bhutan rappresenta l'ospitalità ed il riposo.
Appena arrivati al ristorante ci è stato offerto quindi del the.
Io e la Vigi siamo partiti caldissimi optando per tipicissimo the con il burro di yak.
Ci fu portata una strana brodaglia rosa dall'odore pungente e la viscosità tipica dell'olio per auto esausto.
Devo dire che l'esperienza non è stata delle più piacevoli... nemmeno la Vigi è riuscita a trangugiarne più di un sorso... diciamo che non avevamo il palato per poterlo capire e da qual momento in poi siamo passati al comunissimo "the liscio" od al massimo the con latte.

Nel pomeriggio siamo andati a visitare il mercato locale (nelle foto il tipico formaggio di yak, famoso per essere così dura da spaccare i denti a turisti che ci si avventano sopra senza la giusta preparazione) e poi il museo/scuola tessile nazionale ed abbiamo fatto qualche acquisto nello shop annesso.
Sarebbe stata una bellissima esperienza se non fosse che era un giorno festivo e quindi non c'era nessuno a praticare la tessitura in quel momento.




Alle 16.30 circa siamo stati riportati dalla guida all'albergo, ma non siamo rientrati in camera; abbiamo preferito passeggiare da soli per la città.In Buthan almeno il 60% delle persone indossa abitualmente l'abito tradizionale senza distinzioni di sesso o età, una cosa davvero particolare a vedersi.
Benchè Thimphu sia la capitale si tratta di una città molto piccola composta per lo più da una lunga via principale dalla quale si dipartono tante piccole strade laterali.
Le case erano nella maggior parte dei casi abbastanza piccole ed a singola unità, costruite secondo l'affascinante architettura tipica.
Più avanti nel viaggio avremmo imparato molte cose interessanti a riguardo delle case bhutanesi e della loro funzione.

Dopo circa un'ora siamo tornati in Albergo, abbiamo fatto una doccia, cenato e siamo andati a letto pronti a nuove avventure per il giorno successivo.

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