giovedì 16 luglio 2015

THE GUDU'S BHUTANESE EXPERIENCE PART 6 - VERSO PARO

Accidenti devo essere svelto a concludere questo diario di viaggio perchè mancano solo più 15 giorni esatti alla nostra partenza per la Cina.

Del giorno successivo ci sono poche cose da raccontare.

Partimmo presto la mattina alla volta di Paro sperando di evitare i blocchi sulle strade montane, ma fummo sfortunati.
Arrivati ai piedi del secondo blocco, nei pressi in un piccolo villaggetto, trovammo la strada chiusa e già una immensa fila di auto e camion fermi un po' ovunque.
L'autista aveva guidato come un pazzo per le strade montane sperando di evitare i blocchi ed io avevo sofferto un po' il mal d'auto, così scesi dall'auto e mi sdraiai su di un muretto quasi senza far caso a ciò che avevo intorno.
Non mi ero accorto che ci eravamo fermati quasi nel mezzo del coloratissimo mercato del villaggio.
A noi il villaggio sembrava piccolo, ma probabilmente era il punto di riferimento della zona poichè il mercato era parecchio frequentato e ci si poteva trovare di tutto, dalle sementi agli attrezzi da cucina.
Era tutto un brulicare di persone che si muovevano fra i banchetti osservando e comprando.
Sicuramente i blocchi stradali portavano un sacco di clienti al mercato, infatti molta gente scendeva dai mezzi per andare a comprare un dolce, un frutto od anche un attrezzo.




Io rimasi sdraiato sul muretto mentre la Vigi e la guida andarono a comprarsi un dolce locale in una piccola panetteria.
Nonostante il disagio gastrico, fu una piacevole sosta.
Il mercato brulicava di attività e si poteva godere di un bellissmo scorcio di vita buthanese.
Mangiammo pranzo in una locanda e bivaccammo in attesa dell'apertura del passo fino alle 15.30.

Due ora dopo eravamo di nuovo fermi al blocco successivo, quello che portava al passo di Dochu-la.
Io rimasi in auto a sonnecchiare, l'autista scese a prendere il the in strada con dei camionisti mentre Virgi e la guida decisero di raggiungere il passo a piedi visto che distava solo 6 Km.
Dopo circa due ore il blocco fu tolto ed io e l'autista raggiungemmo in breve tempo il passo.
Questa volta il cielo era plumbeo ed il vento tagliente, così io e l'autista decidemmo di rifugiarci nell'unica locanda presente in cima al passo.
La locanda era quasi deserta ed ovviamente io ero l'unico occidentale.
Ci fecero accomodare di fronte ad una delle tipiche stufe buthanesi che avevamo incontrato un po' ovunque e ci diedero the e crackers.
Dopo qualche minuto arrivarono anche la guida e Virgi rossi in viso per lo sforzo ed il freddo.

Restammo al riparo per circa mezz'ora poi decidemmo di ripartire.
Rimasi stupito quando mi dissero che non dovevo pagare nulla... the e cracker facevano parte della sacra ospitalità.
Queste sono le piccole cose che fanno la differenza fra un popolo davvero civile ed uno incivile.
Senza pensare al guadagno o a fregare il turista, mi fu fornita ospitalità.
L'ospitalità è sacra in Buthan; l'ospitalità ai templi, l'ospitalità nelle case e l'ospitalità perfino negli esercizi commerciali.
Inutile dire che rimasi molto molto colpito.

Arrivammo a Paro nel tardo pomeriggio e rimase solo il tempo per visitare il museo dedicato alle maschere rituali buthanesi.
A vederle non avevano nulla di particolare, ma a conoscere i significati ed i personaggi ritratti sembravano animarsi di energie sovrannaturali e mistiche.
Poco prima di cena arrivammo al nostro albergo.
L'albergo era stata la residenza politica importante fino a pochi anni prima ed esteticamente era bellissimo, oltre ad essere labirintico quasi come il castello di Hogwarts.


Unico neo fu l'impianto di riscaldamento insufficiente, ma le coperte erano pesanti e noi eravamo belli stanchi.
Mangiammo una cena frugale e poi andammo a letto.
Il giorno dopo ci aspettava l'impresa: il trekking fino al Tiger Nest, la meta che io aspettavo fin dall'inizio del viaggio.


Nessun commento: