mercoledì 7 giugno 2017

The Gudu's Normandy Experience

Quest'anno, il 4 aprile, ho compiuto 40 anni.
Come regalo di compleanno, Virginia mi ha portato 4 giorni in Normandia nella zona del Calvados per visitare la zona, ma soprattutto per visitare Mont Saint Michel, luogo che da sempre volevo visitare.
Ovviamente è stato tutto una sorpresa.
La sera prima della partenza mi ha dato un biglietto con su scritto "Nizza" ed il giorno dopo siamo partiti in auto per andare a Nizza... però invece di visitare Nizza o proseguire con l'auto, ci siamo fermati all'aeroporto per prendere, a sorpresa, l'aereo per Parigi (secondo biglietto).
Poi, invece di fermarci a Parigi, abbiamo affittato un'auto e così mi sono ritrovato sulle strade francesi in direzione (terzo biglietto) di Rouen.
Nonostante io non ami molto i francesi, letteralmente adoro la Francia... la sua natura, le sue millemila architetture, il cibo, il vino e l'atmosfera che ivi regna.
Dopo pochi chilometri di auto sulle strade normali della Normandia (abbiamo evitato le autostrade per evitare gli ingorghi pasquali e per goderci il panorama), ho subito capito che la Normandia era un luogo molto particolare. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo. Tutte le architetture erano ancora tradizionali, c'era inoltre tantissima natura con tantissimi allevamenti e zone rurali.
Uno spettacolo per gli occhi e per il cuore.
Siamo arrivati alla sera a Rouen e, dopo aver scaricato i bagagli in albergo, siano andati a visitare la famosa cattedrale ovviamente bellissima, ma sicuramente non il pezzo forte della cittadina.


Dopo la cattedrale ci siamo avventurati nei vicoli fermandoci prima per un aperitivo e poi per un'ottima cena in un ristorante tipico. Il pezzo forte di questa cittadina (ed avrei scoperto anche delle altre) non erano tanto le grandi opere (che erano comunque stupende) quanto le cittadine stesse. Borghi rimasti immobili nel tempo con architetture, colori ed atmosfere bellissime ed originali. Era sufficiente passeggiare nelle strette vie in mezzo alle case in pietra, ai glicini che si inerpicavano sui muri, ai coloratissimi serramenti per sentirsi più rilassati e riempirsi gli occhi di bellezza.


La mattina del giorno seguente abbiamo visitato con spirito mattiniero il resto della cittadina riempiendoci gli occhi di quelle belle atmosfere.








La stessa mattina abbiamo fatto la nostra prima scoperta del viaggio: "The yellow corner".
The yellow corner è una piccola catena di gallerie d'arte dedicate alle stampe di grandi fotografi.
Ce ne sono una decina circa in tutto il mondo e propongono stampe (grandi e piccole) incise ad altissima definizione direttamente su plexiglas ed in incorniciate con legni in tinte naturali.
Ci siamo innamorati di decine di foto. Vedere le foto così grandi e definite aiuta a capire la differenza fra la vera fotografia e le minchiatelle che al giorno d'oggi tutti pensano di essere in grado di fare. Alla fine siamo usciti dalla galleria con una stampa bella grossa di uno scorcio di Giappone, dubbiosi su come avremmo fatto a caricarla in aereo.
Nella tarda mattinata siamo partiti verso la seconda meta.
Per il pranzo abbiamo fatto la nostra seconda scoperta durante una sosta in un pittoresco localino. Il suddetto localino aveva come specialità un piatto tipico che sembrava un mix fra una pizza ed una crepe, ma che al gusto rivelava un'identità propria e per niente spiacevole; il nome del piatto era "Galette Bretonne". Era già il mio secondo giorno nella zona del Calvados senza averne assaggiato neanche un po'; a fine pasto avevo accumulato però già troppo alcol in corpo per aggiungere super-alcolici e così anche quest pasto finì nello stesso modo: vino, tanto vino locale, si grazie... calvados... sono spiacente non ce la faccio più... chevvvvvvergogna.
A pranzo ho potuto aprire un altro bigliettino che diceva "Mont Saint Michel".
Leggendolo ho provato quasi timore, dopo anni passati a pensare a quel luogo ora l'avrei visitato.

Dopo un lungo, ma piacevolissimo percorso fra fiori di colza, piccole foreste e pascoli, siamo arrivati a Mont Saint Michel.
La Virgi aveva prenotato una stanza nell'hotel di fronte all'isola, quindi avevamo il pass per entrare nell'abitato ed in 15 minuti a piedi saremmo poi potuti arrivare sul posto.
Mont Saint Michel è un luogo davvero impressionante: appare improvvisamente come se prima fosse velato da un'incantesimo anche se tutto attorno non ci sono teoricamente ostacoli alla vista... un attimo prima c'è solo erba e l'attimo dopo l'isola appare imponente di fronte agli occhi.


Una breve pausa per posare i bagagli (e la stampa) in camera (camera super-deluxe con vista isola) e poi siamo usciti per la nostra prima visita.
Un freddo del cazzo!
Il vento ci colpiva in modo innaturale da tutti i lati ed, aiutato dall'umidità, si insinuava fin nelle ossa. Fummo costretti a riparare in un negozio in cerca di un berretto di lana ed in questa occasione facemmo la nostra terza scoperta: Saint James.
Saint James è un produttore di vestiti in stile "old normandy" rigorosamente made in France... a dir poco adorabile... a dir poco inarrivabile come prezzi... ma non potei esimermi di comprare un berretto di lana della suddetta marca.
Una volta munito di berretto, potevo finalmente affrontare il percorso che mi separava da Mont Saint Michel. Per arrivare all'ingresso bisognava camminare su di una passerella... sotto alla passerella c'era la sabbia od il mare... a seconda dalle maree.



La cosa che davvero impressiona di Mont Saint Michel è che stava nel mezzo del niente... un niente infinito... infinito come il mare. Solo sabbia e cielo fino a dove gli occhi potevano arrivare... un mare vuoto... un mare prosciugato. Poi improvvisamente ecco apparire l'acqua a riempire con una marcia inesorabile quell'immenso vuoto... e poi solo più il mare... con le onde, i gabbiani e l'odore di salsedine. E' una cosa difficile da descrivere... perché bisogna proprio vederlo: alla sera la rocca era circondata dal nulla... quasi lugubre... quasi pervasa sa un senso di ansia da vuoto... e poi fra sera e mattina il mare placido è arrivato ed ha e portato con se il suo spirito ed il suo respiro... e tutto il mattino successivo non sembrava più lo stesso.
Il mare era l'invitato che cambiava la festa, che la creava, che la portava. E' venuto ed ha reso tutto diverso e festoso per poi ritirarsi di nuovo come se niente fosse e lo spazio vuoto lasciato di nuovo a creare un senso di vuoto e solitudine.





Mont Saint Michel è una rocca bellissima e l'interno del monastero è spettacolare, e che dire del vecchio cimitero... un gioiello. Però il vero protagonista è il mare.
Il momento migliore per visitare Mont Saint Michel è la mattina presto... quando bar, negozi e ristoranti sono ancora chiusi. In quel momento sono quasi assenti i turisti ed in giro ci sono solo i pellegrini che si liberano dalla stanchezza della camminata precedente ed assaporano il piacere di stare un giorno senza zaino in spalla. In quei momenti si gode la vera atmosfera della rocca. E poi  dopo un giro quasi in solitudine è pittoresco fare tappa nell'unico bar aperto a quell'ora per una colazione a menù fisso.







Ultima cosa di cui voglio parlare sono i pellegrini: esistono sul serio... e sono pure tanti.
Sono arrivati alla sera quando il sole era ormai sparito dal cielo, lenti nelle loro camminate, carichi dei loro zaini e con quegli sguardi... troppo stanchi per esultare e troppo soddisfatti per non sorridere guardando l'ingresso alla cittadella. Bisogna vederli per capire l'effetto che fa.
Dopo una romantica serata (con cena deluxe) ed una frizzante mattinata, siamo ripartiti in direzione Chartres (altro bigliettino).
Chartres mi ha lasciato di stucco con i suoi parchi, l'acqua tanto presente da ricordare Venezia (ma più pulita e meglio tenuta).







Abbiamo soggiornato in un piccolo e particolarissimo B&B dall'atmosfera davvero particolare proprio in centro. Abbiamo avuto la fortuna di capitare in paese nel periodo degli spettacoli di luce.
Alla sera tutti i maggiori monumenti erano illuminati con proiezioni create ad hoc per valorizzare i monumenti. E' stato davvero bellissimo. Passeggiavamo nel semibui delle viuzze in silenzio per poi fermarci di fronte a questi spettacoli che davvero valorizzavano angoli e costruzioni. Nonostante il freddo intenso, siamo rimasti in giro fino a tardi per goderci questa esperienza.
Il giorno dopo abbiamo visitato i vari angoli del borgo stupendoci ad ogni passo per la bellezza di ogni scorcio.



Tutto il viaggio è stato una grande sorpresa... luoghi bellissimi che sembravano non essere stati sfiorati dal tempo, atmosfere uniche ed un senso di bellezza costantemente presente.
Ottime cene ed ottimi vini (anche se secondo me il Nord della Francia si è dimostrato enogastronomicamente inferiore al Sud).

La sera prima di tornare a casa ho potuto leggere il biglietto con l'ultima meta: "Casa"... una casa speciale perché è la nostra ed il viaggio più bello è quello che ci fa fare il giro di mille mondi per poi riportarci a casa... dove la magia non la fanno i luoghi, ma la facciamo noi.

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